

Pordenone
Matteo Basaldella, Mara Prizzon
“Pordenone 2027. Città che sorprende” lo slogan con il quale si vuole dimostrare come dietro lo sguardo operoso di città industriale, Pordenone possa sorprendere. Sotto la superficie nasconde uno spirito ribelle fatto di arte, musica e libri, rivelando una nuova idea di città da esplorare, più bella, sostenibile e inclusiva.
A partire dalla seconda metà dell’800, come tante altre città italiane, anche Pordenone si affaccia al periodo chiamato Rivoluzione Industriale. Non a caso la città verrà definita, oltre che ‘città d’acqua’, la ‘Manchester del Friuli’, a causa di tutta una serie di attività proto industriali che iniziano a sorgere. Come scrisse il docente universitario Stefano Agosti, ‘gli ultimi anni dell’Ottocento segnano per Pordenone un felice periodo di rinnovamento politico, di sviluppo industriale e demografico, nonché di vivacità culturale’. La nascita dei cotonifici e dell’industria, i cambiamenti urbanistici, l’aumento demografico, l’arrivo della ferrovia e il cambiamento della fisionomia della città, sono tutti momenti cardine della storia della città. Pordenone in questi anni cambia e si trasforma ma, ancora almeno fino al primo dopoguerra, manterrà la contraddizione che distingue ogni cambiamento: il convivere tra il nuovo e il vecchio, la grande industria con il piccolo artigianato, le immense opere architettoniche (fabbriche e ferrovie) con le piccole case del Borgo Vecchio, l’arrivo di spiccate personalità quali Garibaldi con l’immobilità della vita della famiglia contadina comune. Il movimento, dunque, non è mai un processo lineare, ma caratterizza la città e le sue persone, dovendo Pordenone da un lato accogliere una moltitudine di operai provenienti dalle campagne circostanti, dall’altro dovendo salutare una serie di consuetudini e tradizioni secolari che le appartenevano, a partire dalle rogge e dalla presenza dell’acqua, che verrà in parte sacrificata per far spazio al ‘progresso’.
Il 21 ottobre 1866 la città di Pordenone, con un plebiscito di 2035 voti a favore e nessun voto contrario, entra ufficialmente nel Regno d’Italia. In questo momento la sua storia industriale era già iniziata da diversi decenni: ceramiche, cartiere, cotonifici sono ormai delle realtà consolidate. Da un punto di vista demografico, gli abitanti passeranno dai poco più di 3.000 di inizio secolo ai quasi 14.000 di inizio Novecento. Questo è dovuto in parte al miglioramento delle condizioni igienico sanitarie, ma soprattutto all’arrivo di molti operai che trovano occupazione nei cotonifici e nelle tessiture: nel 1811 nasce la Ceramica Galvani, nel 1840 il Cotonificio di Torre e, soprattutto, nel 1875 il Cotonificio Amman di Borgomeduna, modello di efficienza e produttività notevole per il periodo storico. Con l’arrivo degli operai nasce proprio nel 1866 la Società Operaia di Mutuo Soccorso che, ancora oggi attiva, si occupava di fornire sussidi, insegnamento, case popolari e sostegni per malattia e infortuni proprio a quella classe operaia che iniziava a popolare la città.
Pordenone nel XIX secolo divenne uno dei più importanti poli industriali del Nord Est, attirando capitali e imprenditori, interessati a maggior ragione dal fatto che la città venne unita al Veneto grazie alla costruzione della strada napoleonica (1821) e della ferrovia (1855). Un’altra molla allo sviluppo industriale della città fu data dall’arrivo dell’energia elettrica con la costituzione della Società Anonima Imprese Pubbliche di Pordenone il 13 luglio 1887, e due anni prima, della Banca di Pordenone. A fianco della classe operaia si andava creando una classe di imprenditori che avrebbero creato la Pordenone che conosciamo oggi, industrialmente ed architettonicamente parlando. Con l’arrivo della classe operaia e l’aumento demografico, nacquero iniziative culturali oltre che scolastiche: nella seconda metà dell’Ottocento europeo si impose la necessità di combattere l’analfabetizzazione acculturando i ceti popolari ed operai, oltre che sviluppando strutture educative per i ceti medi.
Il 1800 è un secolo segnato dal movimento di persone, merci, capitali in tutta Europa, e Pordenone venne coinvolta da protagonista in questo fenomeno. L’entusiasmo e la forza di una città si sarebbero scontrati ben presto con un processo di regressione dovuto alla Prima Guerra Mondiale che avrebbe portato a povertà, fame e carestie, con la conseguenza brutale dello sviluppo di un processo di emigrazione verso l’estero da parte di migliaia di persone in cerca di maggior fortuna.
Il percorso qui proposto è volto proprio a raccontare la storia della Pordenone del XIX secolo. Un secolo che accoglie al suo interno il vecchio e il nuovo, il bello e il brutto di ogni processo di ‘evoluzione’, un secolo caratterizzato da contraddizioni ma allo stesso tempo da grandi cambiamenti politici, tecnologici, socio economici. Buon viaggio.
- Il Trasporto sull’acqua e il fiume Noncello
- Il Ponte di Adamo ed Eva
- Chiesa della Santissima Trinità
- Il Borgo di sotto
- Palazzo Gregoris
- La targa di Garibaldi in corso Vittorio Emanuele
- Teatro della Concordia
- Il castello della città
- Le rogge e la pescheria
- L’acqua e le rogge di Pordenone
- La prima lampadina: Piazza Cavour,
- Via Mazzini
- La stazione e l’arrivo della ferrovia
- Il cotonificio Amman
Durata: 120 minuti Difficoltà: bassa Periodo: tutto l’anno Abbigliamento: comodo
