Palazzo Gregoris
La Storica Società Operaia ha sede dal 1889 nel meraviglioso contesto di Palazzo Gregoris, lungo Corso Vittorio Emanuele II, in pieno centro cittadino. Un palazzo che, al pari di molti altri del contesto di quella che per secoli fu la Contrada Maggiore, ha rappresentato e rappresenta tutt’ora l’orgoglio e l’appartenenza dei suoi inquilini alla città.
Di origine trecentesca, l’attuale Palazzo, per come si presenta oggi, è una ricostruzione del XVII secolo: la sua facciata con ampie finestre, balconi, archi e mascheroni, rappresenta uno dei migliori esempi di architettura veneziana di terraferma. A distinguerlo principalmente dagli altri palazzi del Corso è la sua immagine scultorea e candida, costituita da pietra viva, la quale lo rende uno dei palazzi storici di maggiore fascino giunto sino a noi. Con le sue dipendenze, la corte interna chiusa su tre lati da un loggiato a tre piani ed il cortile posteriore, occupa, tra il Corso ed il vicino Vicolo delle mura, una superficie di 1500 metri quadrati, dei quali un migliaio coperti, per un volume complessivo di circa 10 mila metri cubi, distribuiti in tre piani.
Secondo alcuni, tale opera si deve all’architetto veneziano di origine elvetica Domenico Rossi (1657-1737), attivo tra il Veneto e il Friuli, già autore della facciata della chiesa di San Stae a Venezia. Purtroppo però altre fonti riportano la data di rimaneggiamento intorno alla metà del XVII secolo, in un momento in cui Rossi era ancora troppo giovane. Pertanto l’effettiva paternità dell’opera resta dubbia.
Per essere palazzo Gregoris ispirato a motivi architettonici allora assai diffusi a Venezia, vi era in passato la supposizione (o leggenda) che l’edificio fosse stato progettato per far parte della schiera di edifici del Canal Grande; per una questione di costi e dazi sul trasporto del materiale necessario, si sarebbe però pensato di costruirlo a Pordenone, dove le pietre erano giunte poco prima di venire trasportate via fiume in Laguna.
Il nome attuale deriva, come del resto tutti i palazzi del Corso, da una famiglia storica della città, i Gregoris, il cui stemma scultoreo raffigurante un leone rampante è ancora ben visibile sull’edificio. Si trattava di una famiglia molto legata alla città: un Gregorius de Anagna compare a Pordenone quale Patriarchae consanguineo intorno al 1278 in qualità di “notaio di autorità imperiale” (imperiali auctoritate notarius). Dal 1447 i Gregoris furono tra le prime 12 famiglie della nobiltà cittadina, dichiarati tali dal duca Alberto d’Austria. E in quanto tali mantennero posizioni di governo o di rilievo nell’amministrazione civica per tutto il periodo veneziano. La famiglia sopravvisse alla caduta della Repubblica di Venezia per altri 56 anni: dopo aver lasciato Pordenone nel 1810, nel 1853, infatti, la casata si estinse a Cividale del Friuli.