

Un porto di mare
Erica Mezzoli
Il percorso propone di scoprire Trieste in quanto punto d’arrivo, partenza o transito per tutta quell’umanità che dall’Età moderna ai giorni nostri si è trovata a vivere la città da soggetto transiente.
L’itinerario comincia da Porta Riborgo (tappa 1). Fino alla prima metà del Settecento, Porta Riborgo era il principale accesso alla città via terra, mentre quello via mare si trovava più o meno dove ora sorge il Palazzo della Prefettura (tappa 2). Lì sorgeva il molo del Mandracchio e il ‘casino di sanità. Nel 1719, l’Imperatore Carlo VI concesse a Trieste lo status di porto franco (tappa 3), avviando una nuova fase di sviluppo. Per gestire il crescente traffico marittimo, fu aperto nel 1723 il Lazzaretto San Carlo (tappa 4), seguito nel 1768 dal più grande Lazzaretto di Santa Teresa (tappa 5), poi dismesso nel 1868-69 con l’apertura del Lazzaretto di San Bartolomeo a Muggia (tappa 6). L’Editto di Tolleranza del 1781 di Giuseppe II estese le libertà religiosa e di associazione ai non cattolici e liberalizzò l’accesso alle professioni e al commercio agli Ebrei. A lui si deve la costruzione del Borgo Giuseppino dal 1788 (tappa 7).
Nel 1833, venne fondato il Lloyd Austriaco (tappa 8). I servizi di navigazione del Lloyd movimentarono milioni di persone in tutto il mondo e il perno di quel traffico era Trieste. Così fu per tutti quegli Ebrei che cercarono di raggiungere la Palestina da Trieste tra il 1921 e il 1943. Queste persone trovavano una sistemazione presso il Comitato Italiano di Assistenza ad Emigranti Ebrei (tappa 9). Per questa ragione, Trieste è conosciuta in Israele come Porta di Sion. Ma dove ci si imbarcava? Dal primo dopoguerra, dalla Stazione Marittima costruita tra il 1926-30 (tappa 10). Da lì sarebbe partita tutta un’umanità che da Trieste andava alla ‘ricerca della felicità’ in Palestina, Sud e Nord America e, nel secondo dopoguerra, specialmente in l’Australia. Ma Trieste non aveva un’’autostrada’ marittima verso l’Australia e l’Estremo oriente. Questa andava costruita. Ci pensò la Compagnia del Canale di Suez, il cui vicepresidente era Pasquale Revoltella (tappa 11), con la realizzazione del Canale di Suez nel 1869. Tuttavia, tra Otto e Novecento, da Trieste si emigrava specialmente verso il Nord e Sud America. Quelle rotte migratorie erano gestite dalla compagnia Austro-Americana (tappa 12), che nel 1905 aprì la ‘Casa dell’Emigrante’ (tappa 13) per accogliere i migranti diretti negli Stati Uniti. Negli anni ’40, Trieste visse la ferocia della guerra: tra il 1943 e il 1945 la Risiera di San Sabba (tappa 14) fu campo di concentramento e transito verso i lager nazisti. Nel dopoguerra fu usata come campo profughi per chi fuggiva dall’Europa dell’Est. Anche il Centro Raccolta Profughi di Padriciano (tappa 15) servì come campo profughi per chi lasciava la Jugoslavia. Il Silos (tappa 16) aveva la stessa funzione: fornire una sistemazione di fortuna prima di emigrare definitivamente verso Palestina, Americhe e Australia.
