

Gorizia
Vanni Feresin, Ivan Bianchi
Il borgo di San Rocco sorse alla fine del Quattrocento attorno a una cappella dedicata ai Santi Sebastiano e Rocco, protettori dalle epidemie e dalla peste. Nel Settecento fu sede di ben settanta bachicultori e nell’Ottocento il Borgo si trasformò in agricolo con centinaia di contadini che vivevano del proprio lavoro e commerciavano con Vienna. Tra San Rocco e la pieve di Sanpietro (oggi in Slovenia) vi erano decine di campi e gli agricoltori si scambiavano notizie e segreti del mestiere nella lingua franca, il friulano, anche le giovani contadine del Borgo si univano con i giovani circonvicini magari di lingua slovena e dai registri matrimoniali e battesimali si notano questi connubi. Vi era anche una antica via crucis in pietra tra i due borghi e il Venerdì santo si era soliti ritrovarsi tra le comunità a pregare nelle proprie lingue incontrandosi al centro dei due borghi. Dopo la divisione del 1945 i rapporti si raffreddarono, molte tradizioni scomparirono e ognuno continuò a vivere la propria esistenza all’interno del proprio Stato. Nell’ultimi trentennio i contadini sono pressoché estinti da entrambe le parti ma le due comunità hanno riallacciato i rapporti e soprattutto dopo la scomparsa del confine molti contatti sono stati ripresi. Si inizia questa passeggiata proprio dalla pieve per toccare le due parti del confine che per lungo tempo furono una separazione invalicabile e oggi rimangono a testimonianza di una fase storica.
La pieve di San Pietro, costruita negli anni Venti, conserva opere di Emma Galli Gallovich. Nel vicino cimitero è la grande tomba dei conti Coronini-Cronberg, visitata dall’imperatore Francesco Giuseppe.
Piazza San Rocco e la fontana obelisco: nel 1906 nacque il comitato per sostituire l’antico “casson” con una nuova fontana. Il progetto di Antonio Lasciac fu realizzato dallo scalpellino Podbersig e inaugurato nel 1909 con grande festa.
La chiesa di San Rocco, eretta nel 1497, fu più volte ampliata. Custodisce una pala di Palma il Giovane, opere di Rauzi, Perco e Paroli, oltre all’organo Zanin (1940). L’affresco settecentesco del soffitto andò perduto nella Grande Guerra. Ogni agosto, nel Parco Baiamonti, si celebra la sagra del patrono.
Piazza Sant’Antonio ricorda il convento sorto nel 1225 e demolito nel 1817, di cui restano archi e perimetro.
Palazzo Lantieri, dimora storica, accolse eventi e ospiti illustri, tra cui papa Pio VI. Degna di nota la sala affrescata e la volta con simboli massonici. Accanto, il palazzo Strassoldo, legato a una famiglia fedele agli Asburgo.
La chiesa di Sant’Antonio, consacrata nel 1825, custodisce la pala di Giuseppe Tominz e il soffitto di Del Neri. L’organo De Corte è oggi in Cattedrale.
L’ospedale di Santa Maria, attivo dal 1378, offriva rifugio e cure.
Il palazzo degli Stati provinciali (1542) e l’antica casa comunale (1562) furono sedi del potere politico.
Il vecchio cimitero medievale, chiuso nel 1785, si estendeva fino all’attuale piazza del Duomo. Vi sorgevano la cappella di San Michele e un manufatto ottagonale forse ossario.
La Cattedrale di Gorizia, più volte ampliata, fu distrutta nella Grande Guerra e ricostruita tra 1924 e 1929. L’interno conserva opere di Tominz, Galli e Pacassi, cappelle gotiche e barocche, nonché il cenotafio dell’ultimo conte di Gorizia (1497).
Via Rastello, antica arteria commerciale, oggi ospita la statua di Michelstaedter. La vicina Locanda Berlin ricorda il passaggio di Carlo V nel 1519. In Cocevia nacque il primo ghetto ebraico (1696) e operò la tipografia di Valerio de’ Valerj.
Via delle Monache ospitava il vasto complesso delle Orsoline, poi trasferito dopo la Grande Guerra.
Piazza della Vittoria (già Travnik) conserva un aspetto mitteleuropeo con palazzi nobiliari, la statua di Sant’Ignazio e lapidi storiche.
La Biblioteca Statale Isontina raccoglie oltre trecentomila volumi, codici e archivi. Accanto, il Seminario e la cappella di San Carlo (1768), voluta da Maria Teresa di Savoia, sono un esempio di architettura sacra settecentesca.
La chiesa di San Giovanni Battista, fondata nel 1593, fu la prima sede dei Gesuiti. Oggi appartiene alla comunità slovena.
In via Ascoli si trova Casa Ascoli, dimora del linguista Graziadio Isaia Ascoli, e la grande Sinagoga (1756), testimonianza della storica comunità ebraica goriziana. Restano tracce del ghetto, con case alte e cancelli in ferro battuto.
Palazzo Attems-Petzenstein (1733-1745), oggi sede dei Musei Provinciali, custodisce capolavori dal Settecento ai moderni Klimt e Musič. Nel giardino si ammira la Fontana dell’Ercole (1775).
Infine, verso la Transalpina, si incontrano l’ex educandato delle Orsoline e la stazione ferroviaria inaugurata nel 1906 dall’arciduca Francesco Ferdinando, simbolo dello sviluppo moderno della città.
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- Partenza piazzale della Chiesa di Sanpietro in Slovenia
- Via Vittorio Veneto (anticamente via di San Pietro)
- Piazza San Rocco e Chiesa
- Via Lantieri
- Piazza Sant’Antonio
- Cattedrale
- Via Rastello
- Crocevia
- Piazza Vittoria (già Travnik, già Grande)
- Via Mameli – Corso Verdi ultimo tratto
- Via San Giovanni – via Ascoli
- Via Silvio Pellico
- Via Monte Santo
- Via Caprin
- Piazza Transalpina
- Rafut
- Via del Santo
- Via Carducci (già Herrengasse – via dei Signori)
- Via Arcivescovado
- Piazza della Vittoria: Chiesa di Sant’Ignazio
Durata: 120 minuti
Difficoltà: bassa
Periodo: maggio – ottobre
Abbigliamento: comodo ma consono per i luoghi di culto
