

Le terre del Friuli rurale
Laura Carnelutti
Rivolto: tra radici e memoria
Il viaggio parte da Rivolto, frazione agricola del comune di Codroipo, dove mia nonna materna Erminia trascorse l’infanzia insieme ai suoi fratelli: Luigi, Zeferino e Geminiano, dapprima operai, poi imprenditori edili emigrati in Svizzera e in Sud Africa. In questo borgo, negli anni del dopoguerra, la vita era scandita dal lavoro nei campi e dalla solidarietà tra famiglie. Le giornate cominciavano all’alba, tra la cura della terra, della casa e della comunità. Le case di famiglia, delle quali le solide mura, ancora in piedi nonostante le intemperie, racchiudono storie di vita rurale vissuta, rappresentano ancora oggi il legame concreto tra chi è partito e chi è rimasto. Ogni pietra racconta una storia di sacrificio e appartenenza. La chiesa del paese era un importante punto di ritrovo: luogo di culto, ma anche di socialità e condivisione.
Lonca: corti rurali e vita comunitaria
A pochi chilometri, Lonca conserva ancora oggi l’anima delle corti agricole. Le famiglie vivevano in spazi condivisi, dove la collaborazione era parte integrante della vita quotidiana. Qui, si coltivavano orti, si allevavano animali e si condividevano fatiche e momenti di festa. Anche la mia famiglia frequentava questi luoghi, seguendo il ritmo delle stagioni e il bisogno di lavoro. La chiesa di Santa Caterina rappresentava un centro spirituale e sociale, testimone tutt’oggi delle tradizioni religiose e comunitarie del territorio.
Codroipo: il cuore del Medio Friuli
Codroipo era il centro urbano di riferimento per la mia famiglia. Conosciuta fin dall’epoca romana come crocevia commerciale, la città ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo economico del territorio. Tra le attività principali del Novecento vi fu la lavorazione del tabacco, con uno stabilimento attivo già dagli anni Trenta. I numerosi mulini della zona testimoniano l’importanza della lavorazione dei cereali. Mia nonna ricordava con affetto le visite a Codroipo, in occasione di mercati, fiere e festività. Era il luogo dove si incontravano tradizione contadina e nuovi stimoli sociali e culturali.
Villa Manin: arte e memoria familiare
A Passariano si trova Villa Manin, una delle ville venete più imponenti del Settecento, residenza storica del doge Ludovico Manin. Questo luogo rappresenta anche un tassello della storia familiare: le donne di famiglia, negli anni Quaranta, vi lavorarono come domestiche. I loro racconti legati alla villa e alle usanze dell’alta società, così lontana negli usi, seppure parte integrante del complesso cittadino, hanno attraversato generazioni. Oggi, Villa Manin è un centro culturale che ospita mostre temporanee e permanenti, eventi e attività educative. Il suo parco secolare e le sale affrescate offrono un’esperienza immersiva, dove la memoria personale incontra la storia del Friuli.
Castelmonte: fede e legami
L’ultima tappa è il Santuario della Beata Vergine di Castelmonte, uno dei luoghi mariani più antichi del Friuli. Situato su un colle panoramico, è da sempre meta di pellegrinaggi. Per la mia famiglia è un luogo dal profondo significato affettivo: è qui che i miei nonni, Bruno e Erminia, si sposarono, rinnovando un legame forte anche nella fede. Ogni visita a Castelmonte è un ritorno emotivo, una riscoperta delle radici spirituali e culturali che ancora oggi uniscono le generazioni.
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