Tematicità

Nel bando triennale, che finanzia le attività del Sodalizio, ogni anno la Regione Friuli Venezia Giulia individua una particolare tematica.

Nel 2020 abbiamo ricordato il 600° anniversario della caduta, per mano della Repubblica di Venezia, dello Stato patriarcale di Aquileia. 

Rileggere la storia per individuarne i fili e le tessiture: il 1420 fu l’anno della conquista da parte della Serenissima dei territori del Patriarcato di Aquileia, e sebbene Pordenone passò sotto il dominio di San Marco solo nel 1508, fu nei territori della Destra Tagliamento che si può individuare un antefatto storico destinato a segnare il destino della caduta del potere temporale del Patriarcato.

La nuova produzione video della Storica Somsi di Pordenone è focalizzato sulle vicende storiche che hanno segnato in modo profondo gli anni che precedettero e seguirono la caduta del Patriarcato (nel suo potere temporale), e la loro correlazione con il Friuli Occidentale sia sotto il profilo politico/militare, sia sotto quello religioso ed ecclesiastico. Secondo gli storici, Pordenone fu sottoposta al dominio dei patriarchi d’Aquileia nel X secolo, col consenso dell’imperatore Carlo Magno. Tuttavia tale dominio subì nei secoli successivi, alterne vicende che videro la città sul Noncello passare sotto il potere di vari casati, conservando tuttavia sempre le sue leggi, i suoi statuti, e restando sempre governata dai suoi cittadini. Se Pordenone rimase estranea alla caduta potere temporale del Patriarcato nel 1420 (almeno finché Massimiliano d’Austria, in guerra con la Serenissima, non cedette la città a Venezia nel 1508), si può rintracciare però proprio nel Friuli Occidentale l’accadimento di un fatto drammatico che segnò profondamente l’assetto del potere patriarcale e che fu premonitore della fine dello stesso, pochi decenni più tardi: l’assassinio del Patriarca Bertrando di San Genesio, avvenuto il 6 giugno del 1350 a San Giorgio della Richinvelda. Nonostante infatti il successore di Bertrando, Nicolò di Lussemburgo, punisse gli assassini con rara ferocia, quell’evento segnò indissolubilmente la solidità del patriarcato, che non riuscirà più a mantenere l’unità tra feudatari filo imperiali e nobili filo veneziani. E sarà proprio un nobile friulano Tristano di Savorgnan a guidare le truppe del leone di San Marco alla conquista di Udine il 7 giugno 1420.

Un interessante docufilm che è stato pubblicato nel nostro canale youtube (https://www.youtube.com/watch?v=Wlc4X01LaYc&t=28s).

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Nel 2021 abbiamo ricordato i 700 anni dalla morte di Dante con due progetti:

il primo progetto dal titolo “Dante e l’inferno della Valcellina”, realizzato come docufilm, a cura (testo e regia) del Prof. Enzo Santese con la partecipazione dello stesso Santese voce narrante, Gianni Maran voce recitante e Ennio Zampa musica e voce. Riprese e montaggio a cura di Maurizio Caldana.

Il progetto ha debuttato dal vivo presso il Centro Visite del Parco di Andreis il 23 settembre 2021 e successivamente è stato presentato il 21 ottobre 2021 come premiere online sulle pagine Facebook e sul canale You tube della Storica Società Operaia.

Si tratta di una “discesa” nella prima delle tre cantiche della Divina Commedia ripercorsa grazie alla lettura di vari passi tratti da alcuni canti dell’Inferno per arrivare al poeta andreano Federico Tavan di cui vengono lette e cantate alcune liriche in lingua friulana e in traduzione italiana. E’ suggestiva l’idea che Dante in una delle sue tante peregrinazioni abbia compensato l’amarezza dell’esilio anche con la visione diretta delle bellezze della Valcellina visto gli straordinari spunti per l’ambientazione di alcuni paesaggi infernali. Dove la valle è più aspra si coglie infatti il senso della voragine infernale. Molti scorci della Valcellina diventano infatti scenografia di questo racconto.

Il secondo progetto dedicato a Dante Alighieri ha visto il debutto giovedì 23 dicembre 2021 presso l’Auditorium Concordia con la rappresentazione dal titolo “Lontano dalle Stelle. L’inferno di Dante Alighieri – l’abisso del desiderio” con la regia di Viviana Piccolo. Testi di Alessandro Mezzena Lona. Accompagnamento musicale del pianista Marco Colombaro.

Interpreti: Fabiano Fantini e Viviana Piccolo. Danze a cura del gruppo DRAMlab. 

Lo spettacolo “Lontano dalle stelle” si apre con la messa in scena del V° canto dell’Inferno di Dante intervallato da momenti di danza e recitazione e si sofferma poi sul volto oscuro dell’amore, nelle sue dinamiche passionali e segrete, la violenza familiare e il femminicidio. La parte finale è tuttavia un messaggio di speranza e di amore ed è affidata alle dolci note del pianoforte legate al movimento armonioso e poetico dei corpi dei danzatori che, vestiti di bianco, si muovono sulla scena girando come tanti petali di un fiore che sta per sbocciare.

Lo spettacolo è stato riproposto, grazie al Comune di Cordenons, sabato 29 aprile 2023 presso il Centro Culturale Aldo Moro.

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Nel 2022 progetto GO!2025, Nova Gorica/Gorizia Capitale europea della cultura (che continuerà fino al 2025).

Grande successo di pubblico e di studenti universitari ha avuto la tavola rotonda organizzata il 19 ottobre 2022  presso la sala del Kulturni Dom a Gorizia dal titolo “Storie di donne in movimento”. Il ruolo femminile nella storia dell’emigrazione regionale. L’evento ha voluto approfondire il ruolo femminile nella storia dell’emigrazione regionale del Friuli Venezia Giulia, considerato nel più ampio quadro dei suoi confini storici.

Il progetto prosegue nel solco dell’interesse già attivato dal 2021 per la storia dell’emigrazione regionale, che attraverso il progetto “Vite forestiere” ci aveva portato a realizzare un percorso didattico unendo letteratura, testimonianze di vita, documentazione storico archivistica e uno sguardo sul presente, grazie al lavoro degli studenti di alcuni Istituti superiori del territorio.

Questo progetto ha voluto approfondire un fenomeno particolare dell’emigrazione dell’area slovena e isontina, che dalla seconda metà dell’Ottocento (e in particolare con l’apertura del Canale di Suez) portò in Egitto molte donne emigrate da questi paesi, oggi a cavallo tra Italia e Slovenia, che furono soprannominate “Aleksandrinke”, dal nome della città di Alessandria d’Egitto, meta preferita per quante di loro cercavano migliori condizioni di vita, assicurando a sé stesse, e alla propria famiglia d’origine, introiti particolarmente alti per l’epoca, come balie, bambinaie, cameriere, governanti, dame di compagnia presso facoltose famiglie locali. A partire dagli ultimi decenni del XIX secolo, le “Aleksandrinke” (che in Egitto chiamavano “les Goriciens, les Slaves, les Slovenes”) cominciarono a godere di un’ottima reputazione, tanto da essere ampiamente ricercate dall’alta borghesia e dalla nobiltà, impiegando madri, figlie e sorelle in lavori ben pagati (almeno quattro volte più di quanto avrebbero guadagnato a Trieste o Gorizia, e addirittura tre o quattro volte tanto rispetto alle loro “colleghe” toscane o calabresi), in quanto “laboriose, oneste e ordinate, capaci con i bambini” ed inoltre particolarmente veloci nell’apprendere le lingue straniere, tanto che molte ebbero anche ruoli da istitutrici.

Questo fenomeno, che è continuato fino alla metà del Novecento andando scemando dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stato studiato da ricercatori italiani e sloveni, tanto che Museo dedicato alle Aleksandrinke è stato aperto nella cittadina slovena di Prvačina, al centro dell’area che è stata maggiormente interessata da questa particolare emigrazione femminile. Particolarmente apprezzata è stata la presenza di Vesna Humar, ricercatrice e curatrice della mostra permanente del Museo, sottosegretaria del Governo della Repubblica Slovena per i rapporti con le comunità slovene all’estero e coordinatrice del team che dal 2019 si è impegnata per la candidatura di Nova Gorica/Gorizia a Capitale europea della Cultura. Al suo attivo la professoressa Humar ha diverse pubblicazioni sull’argomento, con monografie, articoli e anche due documentari dedicati. Il suo intervento ha riguardato “Le Aleksandrinke dal mito alla storia: un cambio di narrazione” e da quella della ricercatrice ed etnologa, Inga Miklavčič Brezigar, che ha approfondito il tema del “Museo delle Aleksandrinke e il loro ruolo nella vita sociale ed economica della comunità”.

Ad aprire il Convegno, moderato da Maurizio Scaini, professore di Geografia Politica ed Economica dell’Università di Trieste-Polo di Gorizia, è stata la storica Marta Verginella, docente dell’Ateneo di Lubiana e autrice di numerosi studi e saggi sulla storia sociale e storia di genere, in particolare sui processi di nazionalizzazione tra Ottocento e Novecento nel contesto nord-adriatico, che ha parlato delle “Migrazioni e mobilità femminili tra Ottocento e Novecento nell’area Alto-Adriatica”.

Non è mancato un focus sull’emigrazione del Friuli Venezia Giulia grazie alla ricercatrice prof.ssa Nadia Boz, che ha aperto una finestra sulle dinamiche migratorie della pedemontana e montagna pordenonese con la sua relazione che verteva sul tema delle “Venditrici e balie. L’emigrazione femminile dal Friuli”.

Al Convegno era presente anche AMMER FVG, l’Archivio Multimediale della Memoria dell’Emigrazione Regionale, che da anni studia e raccoglie documenti e testimonianze sui fenomeni migratori (più o meno coprendo lo stesso periodo storico fin qui considerato), intervistando molti dei protagonisti, o delle loro famiglie, tra cui anche alcune delle superstiti Aleksandrinke. Stefano Perulli, consulente esperto presso ERPaC, ha tracciato le linee di AMMER, come “costruzione partecipata della memoria dell’emigrazione regionale”.

Al termine dell’incontro, due ricercatori dell’ISIG di Gorizia hanno coinvolto relatori e pubblico nell’intento di raccogliere idee e suggerimenti in vista di futuri sviluppi della ricerca su questi temi, anche attraverso nuove linee di finanziamento europeo. Giorgia Kacovic e Lorenzo De Sabbata hanno curato una presentazione interattiva del programma di finanziamento europeo “CERV Remembrance”, facendo emergere strategie e priorità rivolte alla valorizzazione del patrimonio memoriale locale in chiave europea.

Si è trattato di un evento promosso dalla nostra Storica Società Operaia di Pordenone e curato da Chiara Aglialoro, con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e in collaborazione con il DISPES-Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Trieste, ERPaC Ente Regionale per il PAtrimonio Culturale del FVG e ISIG Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia, con il patrocinio del Comune di Gorizia e del Comune di Nova Gorica, insieme a Cantiere Friuli-Università di Udine, nel quadro delle iniziative che preludono al progetto GO!2025, Nova Gorica/Gorizia Capitale europea della cultura.

Con il patrocinio dei principali enti del Friuli Venezia Giulia che si occupano dei rapporti con i corregionali all’estero: EFASCE-Pordenonesi nel Mondo, Ente Friuli nel Mondo, Associazione Giuliani nel Mondo, Unione emigrati sloveni del Friuli Venezia Giulia – Sloveni nel mondo.

La tavola rotonda di Gorizia si è svolta con traduzione simultanea italiano/sloveno.

Qui di seguito gli atti del convegno:

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